GLI “ARBÈRESHE” DELL’ARGENTINA
Caro Mazzeo,
nei miei frequenti viaggi per il mondo ho incontrato, molto spesso, persone di discendenza albanese ed in particolare “Arbereshe” che, nei nuovi paesi di adozione, continuavano a mantenere vivi le tradizioni, la lingua e lo spirito delle comunità di origine.
In particolare sono rimasto profondamente colpito dalla comunità “Arbéreshe”di Buenos-Aires, che ho avuto modo di “scoprire”e di conoscere nei mesi scorsi.
Tra emigrati, loro figli e nipoti, la comunità di Buenos-Aires supera le 25 mila unità.
Arrivati in gran parte dalla Calabria, Sicilia e Basilicata nel 2° dopo-guerra gli “Arbèreshe”sono tuttora animati da un profondo senso comunitario: mantengono rapporti stretti con i paesi di origine, rispettano le tradizioni, parlano e cantano in albanese, allargano e consolidano l’amicizia tra di loro, non perdono occasione per ritrovarsi tutti insieme a festeggiare gli avvenimenti e le date più significative, grande e vivo è lo spirito di solidarietà.
L’idea di un circolo “Arbèreshe”partita inizialmente da un piccolo gruppo di Frascineto, si è sviluppata e concretizzata con il coinvolgimento di emigrati Calabresi e Lucani.
Ora la Comunità dispone del suo circolo, ha eletto i suoi dirigenti e punta sull’obiettivo ambizioso di costruire la “Casa degli Arbèreshe” di Buenos-Aires.
I Dirigenti del circolo sono già alla ricerca di un suolo nel centro della capitale, hanno interessato anche la chiesa di rito greco-ortodosso ed è stata lanciata la sottoscrizione dei fondi necessari.
Sono obiettivi ambiziosi ma realizzabili a queste condizioni:
- che l’entusiasmo dei Dirigenti, tutti politicamente legati ai partiti democratici, si estenda alla gran massa della Comunità;
- che anche le istituzioni regionali del nostro Paese intervengano per sostenerli. Le nostre istituzioni già nel passato sono intervenute nei paesi di emigrazione Italiana per sostenere l’apertura di circoli e la costituzione di associazioni regionali, si sono stabiliti rapporti regolari tra Consigli Regionali e le rispettive associazioni all’estero con visite ed incontri, nei bilanci regionali sono regolarmente stanziati i fondi per l’attività di emigrazione.
Se questo avviene già per l’Associazione Calabrese, o Sarda, o Friulana, o Lucana, perché non deve avvenire anche per le minoranze etniche di queste regioni?
D’altra parte gli Arbèreshe si rendono conto che senza un centro organizzato di attività, di cultura, di direzione e di orientamento, non è possibile mantenere viva e vitale una comunità in una città di oltre 10 milioni di abitanti. Senza un centro unificatore i giovani vengono travolti dall’ambiente esterno, i fatti di tradizione e di lingua si attenuano sempre di più, la comunità si sgretola e rimane solo l’amore struggente dei vecchi per la loro patria di origine.
Di ciò devono rendersi conto anche le istituzioni regionali, lo stesso governo nazionale e anche noi “Arbèreshe” d’Italia.
Il messaggio che i nostri compatrioti mi hanno consegnato è proprio quello di far conoscere a tutti il loro nuovo impegno ad invitare gli Arbéreshe d’Italia a sostenerli stabilmente con loro rapporti culturali, con reciproche informazioni e visite, a stimolare le Regioni di Basilicata, Calabria, Sicilia, Abruzzo, Molise e Puglia ad appoggiare la loro iniziativa.
On. Donato Scutari
Foto dal web
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