Due comunità non così numerose come quella ebraica e quella greca, di cui parlerò in seguito, ma che ebbero una notevole importanza nella vita pubblica veneziana furono quelle degli Albanesi e quella degli Schiavoni o Dalmati.
Le due comunità rivestivano un grande interesse politico data l'importanza che le coste adriatiche ebbero in ogni tempo per gli interessi marittimi della Repubblica.
Le sedi delle comunità, più piccole delle altre e in posizione poco appariscente, furono ambedue dotate di un edificio, la Scuola, di notevole pregio architettonico e gli interni di entrambe furono decorate dal medesimo artista, il Carpaccio.
La comunità albanese che si riuniva nella chiesa di S. Severo a Castello, ebbe poi la sua sede stabile a S. Maurizio, nel sestiere di S. Marco, dalla fine del 1400 al 1780, nel piccolo edificio posto accanto alla Chiesa Omonima.
La graziosa facciata della scuola costruita nel 1531 è decorata da rilievi marmorei del lombardo: un bassorilievo ricorda la difesa di Scutari contro i Turchi nel 1479, altri raffigurano i protettori della comunità: S. Gallo e S. Maurizio.
Agli albanesi è nominata una Calle che va a Riva degli Schiavoni, e fiancheggiata dal Palazzo delle Prigioni.
I Dalmazi o Schiavoni, confusi un tempo con gli Albanesi dai quali volevano invece essere distinti, ebbero la loro sede nel Sestiere di Castello, in posizione interna rispetto alla celebre riva sul bacino di S. Marco, detta appunto Riva degli Schiavoni, dalla locazione degli approdi delle loro navi.
I dalmati ebbero sempre rapporti commerciali con la Repubblica e la loro presenza a Venezia si fece sempre più frequente dopo che la maggior parte della costa adriatica passò dal 400 sotto il dominio veneziano.
Gli Schiavoni quindi non vennero più considerati stranieri ma veneziani a tutti gli effetti.
Nel 1471 la comunità si riunì in cooperazione con sede nella chiesa di S. Giovanni del Tempio, dei Cavalieri Templari.
Nel 500 la "nation dalmata" o schiavonica ebbe sede nella Scuola sul Rio della Pietà, ma sempre nell'ambito del convento dei Gerosolomitani, sede del Priorato dei potenti Cavalieri Templari e di Rodi (dopo il 1522 caduta Rodi in mano turca furono denominati Cavalieri di Malta.)
Numerosi furono nel tempo gli screzi fra gli Schiavoni ed i vari Priori di questo Ordine.
Gli schiavoni, come detto, ebbero la maggior parte dei traffici tra la madrepatria e Venezia, e sulla riva a loro intitolata si vedono ancora segni i punti d'attracco delle loro navi.
La riva, subito dopo il ponte della Paglia venne allargata, ma le scritte rimangono a testimonianza delle genti dalmate a Venezia, la cui importanza era espressa più che dall'ornata Scuola di S. Giorgio, dalle numerose imbarcazioni che continuamente stazionavano sulla Riva degli Schiavoni.
Dalmati considerati a tutti gli effetti veneziani e che facevano parte del grande Stato de Mar della Serenissima e che godevano delle stesse attente e illuminate leggi veneziane, con le medesime garanzie e prerogative: membri effettivi ed attivi di uno grande Stato, esempio tutt'ora illuminante di quanto la Repubblica fosse all'avanguardia!
fonte : http://venezia.myblog.it/archive/2009/03/02/schiavoni-ed-albanesi-a-venezia.html
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